martedì 3 luglio 2018

Book's News "Lo Scorpione odia la Vergine" di Anyta Sunday


 Book's News 

Buon martedì a tutti! Com'è iniziata la vostra settimana? Ieri è stata una giornata piena di cose da fare e lscadenze da rispettare, oggi dovrebbe essere una giornata più tranquilla, almeno spero.
Vi avevo già parlato dei romanzi di Anyta Sunday e oggi vi presento il secondo volume della serie Segni d'Amore, ovvero "Lo Scorpione odia la Vergine". Non perdetevi il giveaway a fine post!


LO SCORPIONE ODIA LA VERGINE
Anyta Sunday



Editore: Self-publishing
Prezzo: Flessibile 10,99€ Ebook 4,99
Serie: Segni d’Amore #2
Genere: Contemporary M/M gay romance
Data di pubblicazione: 03/07/2018

Trama: Quest'anno si tratta di guarire il cuore, Scorpione.
È tempo di lasciarsi alle spalle gli atteggiamenti negativi e le facciate stoiche e di permettere agli altri di vedere la tua parte più vera e vulnerabile.
Percy Freedman non è in lutto. Assolutamente no, rimangiatelo subito. No, è assolutamente sicuro che vendere la casa della sua zia defunta e lasciare i vicini che conosce da anni sia la cosa più sensata da fare. Quale persona sana di mente terrebbe una casa che odora di tutti gli abbracci che non riceverà mai più?
Nessuno, ecco chi.
Be', tranne i vicini che vivono nella sua strada senza uscita. Sembrano tutti convinti che qualche mano di pittura e dei mobili nuovi cancelleranno le emozioni negative. Tutti vogliono che rimanga.
Anche la sua vecchia nemesi, Callaghan Glover.
Soprattutto la sua vecchia nemesi, Callaghan Glover.
Attirato in una partita di Sherlock Gnomes , Percy si ritrova a passare con i vicini più tempo di quanto sarebbe considerato salutare. Oltre a destreggiarsi tra nuove e sorprendenti granate verbali di Cal, e la sua amicizia sempre più stretta con Gnomber9, Percy comincia a chiedersi se, dopo tutto l'idea di vendere poteva essere nata davvero dal dolore...
Esatto, Scorpione. Con un po’ di pazienza, il crepacuore potrebbe diventare solo un ricordo...
"Lo Scorpione odia la Vergine" contiene sarcasmo, contenuto sessuale e un'insana ossessione per i dinosauri.
Può essere letto come standalone.

L'autrice:
Sono una grande, GRANDISSIMA fan dei romance a “cottura lenta”. Amo leggere storie dove i personaggi si innamorano pian piano. Alcune delle situazioni di cui preferisco leggere e scrivere sono: da nemici ad amanti, da amici ad amanti, ragazzi che proprio non ogliono aperne di cogliere i segnali, bisessuali, pansessuali, demisessuali, tutti (gli altri) se ne sono accorti, l’amore non ha confini. Scrivo storie di vario genere: romance contemporanei con una buona cucchiaiata di angst, romance contemporanei spensierati e, a volte, persino storie con una spruzzata di fantasy.
Se volete saperne di più sui miei libri, visitate il mio sito: www.anytasunday.it

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Estratto 1:
percalinario
[per-ca-li-nà-rio] sostantivo maschile
Definizione di PERCALINARIO
Un dizionario che esplica i sottointesi nelle parole utilizzate da Percy Freedman e Callaghan Glover.
Esempio di PERCALINARIO all’interno di una frase:
La prima volta che ho osservato Percy e Cal interagire, ho dovuto consultare di frequente un percalinario per comprendere il loro modo assurdo di flirtare.

Estratto 2:

Cal arrivò alla Jeep con addosso dei jeans aderenti, scarpe di cuoio lucido, una tracolla dello stesso marrone e una giacca scura a coprire la maglietta beige.
«Hai un appuntamento importante o qualcosa del genere?» gli chiese Percy, infilandosi gli occhiali da sole.
Lui aprì lo sportello del passeggero e lo osservò da sopra il tetto dell’auto. «No.»
La luce del mattino aveva un effetto straordinario sui suoi capelli, li faceva sembrare davvero di rame. Il rosso delle guance, comunque, era di una tonalità ancora più accesa.
Un’esclamazione entusiasta fece trasalire Percy, che gli staccò lo sguardo di dosso. Crystal li stava salutando dalla finestra aperta della cucina, agitando la mano. «Buongiorno.»
Dopo l’ennesima nottata insonne, non l’avrebbe definito esattamente buono, ma… «’Giorno.»
Crystal si sporse ancora di più e la vestaglia si dischiuse fin troppo sul davanti. «Starai fuori per tutta la giornata?»
«No, giusto un paio d’ore. Accompagno Callaghan al centro sociale, poi faccio un salto al negozio del fai da te.» Doveva ritinteggiare salotto e bagno, acquistare un comò nuovo, sostituire le maniglie degli sportelli della cucina, cambiare i rubinetti e il soffione della doccia e rimpiazzare la tavoletta del water.
«Tu in un fai da te?» mormorò Cal. «E come saprai cosa comprare?»
Percy gli fece cenno di entrare in auto. «Direi che è ora di portarti al lavoro.»
Mentre si accomodava nel sedile del guidatore, Crystal gli gridò dietro: «È bello vedere acqua e terra che passano del tempo insieme!»
Oltre il bordo degli occhiali che gli erano scivolati lungo il naso, Percy studiò il suo vicino. «Vedi, è per questo che saremo sempre nemesi.»
Cal inarcò un sopracciglio.
Percy mise in moto e uscì dal piazzale. «A unirci viene fuori fango.»

Estratto 3:
L’immagine di Cal nella doccia gli si stampò nella mente come una spina fastidiosa e, un’ora più tardi, lo seguì fino a casa. Ci volle un notevole sforzo – e un sacco di porno – per staccarsela dalle retine.
Non aiutò molto il fatto che, mentre stava per venire per la seconda volta, Percy si ricordò chi gli aveva prestato le lenzuola su cui stava strusciando le piante dei piedi.
Bastò a far fuori il tizio anonimo a cui stava pensando, e a sostituirlo con una sagoma ben precisa dietro un vetro appannato…
Cal si stava accarezzando, l’erezione gonfia che scorreva nel palmo insaponato. Soffocò un gemito e inarcò la testa all’indietro. Nel notare Percy che lo spiava dall’altro lato del box, spalancò gli occhi ma non fermò la mano. Anzi, si accarezzò più velocemente. La sua voce era suadente, carica di sarcasmo e curiosità. «Perseus.»
«Callaghan.» Percy entrò nella doccia, nudo ed eccitato. Attraversò gli spruzzi che rimbalzavano sui muscoli tesi di Cal e lo spinse contro la parete. «Non dovresti essere al centro delle mie fantasie.»
Lui gli puntò addosso uno sguardo indagatore e dischiuse le labbra, mentre il suono della mano in movimento cresceva di intensità. Tutte le volte che il pugno risaliva verso l’alto, sfiorava lo stomaco di Percy. «Fantastichi di fare sesso sotto la doccia? Non hai una grande immaginazione.»
«Visto che la tua arma preferita è la bocca, credo che dovresti usarla.»
«Per fare cosa?»
«Farmi passare la voglia di qualsiasi altro uomo.»
Cal cadde in ginocchio e lo inchiodò con un’occhiata compiaciuta. «Come se non lo facessi già da un sacco di tempo…»
Percy sentì le dita dei piedi che si arricciavano sulle lenzuola e l’orgasmo che esplodeva, caldo e potente, prosciugando ogni singola cellula del suo corpo.
Be’… fantastico, no?

Estratto 4:
Raggiunsero la proprietà di Peter Molton, a una quarantina di minuti di macchina dal vicolo cieco. La casa era incastrata tra due villette a schiera in pessime condizioni. Percy non era granché convinto.
«Questo al massimo può essere un alloggio per sfollati,» commentò Cal. Durante il tragitto, il suo buonumore aveva lasciato spazio alla frustrazione. Più chilometri facevano, più la sua espressione si incupiva. «Forza, andiamo.»
Percy si sganciò la cintura di sicurezza e trattenne una risata quando si beccò un’occhiataccia palesemente irritata.
«Intendevo andiamocene a casa.»
«Lo so. Dai, vieni.»
Il giardinetto angusto portava a una veranda scricchiolante. «Questo posto non fa per te,» riprovò Cal, scacciando un insetto dalla maglietta. Una maglietta blu nuova, notò Percy.
Con le labbra incurvate in un sorriso divertito, Percy provò a bussare, dopo aver tentato con il campanello ormai defunto.
Un Peter ricciuto, rosso in volto e con lo sguardo sfuggente aprì la porta di uno spiraglio. «Ehm, un attimo.» La richiuse e gridò qualcosa a qualcuno.
«Un’eccellente prima impressione,» borbottò Cal all’orecchio di Percy, che sentì un brivido lungo la spina dorsale.
La porta si spalancò del tutto. Peter li invitò a entrare con un gesto sbrigativo e gliela sbatté alle spalle.
«Da questa parte.» Li guidò lungo un corridoio buio che odorava di ruggine.
Il dorso della mano di Cal diede un colpetto al suo, le nocche che gli sfioravano la pelle sensibile del polso. «Se ci ammazzano, è colpa tua.»
«Se ci ammazzano, mi prenderò la responsabilità.» Nonostante si stesse già pentendo di essere entrato, il bisogno di stuzzicarlo era irresistibile. In più era curioso di vedere fino a che punto fosse terribile quella casa. Di sicuro online gli era sembrata diversa.
Peter si fermò in un salotto oscurato da grosse tende pesanti, con un lampadario che emetteva una luce soffusa. «Le scartoffie sono di là, ma il tour inizia qui…»
In un’altra stanza, una donna imprecò. Qualcosa riguardo a “quel maledetto genio della fuga.”
«Restate qui,» intimò loro Peter. «Devo andare a rimettere in gabbia uno dei miei cuccioli.»
Non appena si dileguò, Cal incrociò le braccia sul petto, per nulla impressionato, con i piedi già rivolti verso l’uscita. «Se torna e cerca di mettere in gabbia anche noi…»
Percy sbuffò divertito. «Che immaginazione macabra. Mi piace.»
«Immaginazione macabra? Si chiama istinto di sopravvivenza.» Cal si avvicinò in punta di piedi alle tende e le scostò di lato. Forse per controllare che non ci fossero le sbarre alle finestre.
Non c’erano, grazie al cielo.
La stoffa pesante tornò al suo posto, ostruendo di nuovo la luce del giorno. Cal ruotò il busto, ma non la testa, le dita ancora strette sulle tende. «Perché mi hai chiesto di venire con te?»
Percy si strofinò il punto del polso in cui aleggiava ancora il suo tocco e fissò i cuscini infossati del divano in pelle. «Per farmi da scudo umano?»
La vista di un grosso serpente giallo che strisciava sul bracciolo interruppe sul nascere la sua risatina nervosa. Cal gli si parò davanti con fare protettivo, e tese un braccio a bloccargli il petto.
«È evidente che ne hai bisogno.»
Fecero entrambi un paio di passi indietro, senza staccare gli occhi dal rettile.
«Diciamo che non è esattamente l’appartamento che avevo in mente,» riuscì a tirar fuori lui con un brivido.
Cal gli afferrò una mano e gli strinse le dita mentre se lo tirava davanti. Gli piazzò un palmo caldo sulla spalla, l’altro alla base della schiena e lo spinse verso la porta d’ingresso.
«Mi rifiuto di avere a che fare con i serpenti, Perseus.»
«È un brutto momento per fare una battutaccia, Callaghan?»

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