martedì 12 giugno 2018

Book's News "Da nemici ad amanti" la serie completa di Anyta Sunday


 Book's News 


Buon martedì! Manco dal blog da qualche giorno, è vero, ma il motivo è semplice: sto finendo le letture per il RARE e decidendo cosa portare da far firmare!!! Manca pochissimo e sono sempre più emozionata, sembro una bambina, lo so! Comunque oggi non sono qui per raccontarvi i miei preparativi per il 23 giugno (ve ne parlerò settimana prossima, so già che non vedete l'ora XD) ma perché da oggi è possibile acquistare tutti i quattro volumi della serie mm di Anyta Sunday "Da nemici ad amanti". Se ancora non la conoscete, qui sotto trovate sinossi, estratti e un giveaway!


DA NEMICI AD AMANTI
Anyta Sunday



Serie: Da nemici ad amanti
Genere:sweet & sexy new adult gay romance, enemies to lovers
Data di pubblicazione: 12/06/2018

Trama: Libro 1: Quello che non sai
Shane si sente un po’ fregato. Ha appena iniziato il college e ha scoperto di dover condividere la stanza con quel bastardo di Trey. Il ragazzo di sua sorella. Il bellissimo ragazzo di sua sorella. Oh-oh. No, non può succedere. Ma per quanto si sforzi, c’è qualcosa tra loro che è troppo difficile da ignorare…
Libro 2: Quello che non dici 
A parte la sua preziosa Lamborghini, Karl Andrews non possiede niente. La fortuna non gira dalla sua parte, il denaro sta finendo e il suo sogno di diventare un cuoco professionista sembra sempre più irraggiungibile. Soprattutto quando i ristoranti non lo vogliono assumere nemmeno come cameriere. Ma non prenderà mai in considerazione di vendere l’unica cosa che possiede. Non importa quanto potrebbe guadagnarci. Non succederà mai.
Piuttosto… Piuttosto…Piuttosto risponde a un annuncio per un lavoro come ragazza alla pari.
A parte la definizione in sé, il lavoro gli sembra buono. Dovrà cucinare un po’, pulire, niente che non possa gestire. Davvero. Fin quando non si reca al colloquio e scopre che l’uomo che dovrebbe assumerlo è lo stesso che ha bullizzato, deriso e terrorizzato da bambino. Ma Paul Hyte è ovviamente un uomo migliore di lui, gentile e clemente. E si fida di lui, visto che la parte principale del suo lavoro sarà prendersi cura di suo figlio. Nonostante il perdono da parte di Paul, le cose tra loro sono incerte, ed entrambi devono riconciliarsi con il loro passato se vogliono lasciarselo alle spalle. Mentre i due uomini imparano a conoscersi, un’innegabile attrazione cresce tra loro. Ma riusciranno a forgiare il loro futuro su un passato così difficile e un presente così complicato?

Libro 3: Quello che non vuoi
William deve imparare a pensare prima di aprire bocca. Dopo aver inavvertitamente svelato l’omosessualità del suo ultimo ragazzo davanti alla sua famiglia di bigotti, vuole ripartire da zero, così fugge nel posto più lontano che gli viene in mente: la Nuova Zelanda. Lì è ospite di una madre e di suo figlio, Heath, che è fin troppo sexy per essere vero. Ma Heath e il suo amico omofobo, Rory, vogliono che William si levi di torno prima che vada tutto “in malora”, qualsiasi cosa significhi. Sfortunatamente, a William non è bastato viaggiare fino in capo al mondo per lasciarsi alle spalle la sua boccaccia inopportuna. Sarà sufficiente per lasciarsi alle spalle la solitudine?

Libro 4: Quello che non ami
Rory A. Phillips è stanco di essere tormentato dai fantasmi del passato. Stanco di soffrire come un cane. Stanco di sentirsi sperduto. Ogni volta che “vede” William, il suo migliore amico, fa i bagagli e fugge via in sella alla sua moto. Esisterà un posto in cui scappare per essere libero da lui? Un posto in cui potrà imparare ad amare? Un posto da poter chiamare casa?
Dopo aver perso l’ultimo parente rimastogli, Eric Graham si trasferisce a Wellington per cominciare un nuovo lavoro e una nuova vita. È solo, se si escludono le ceneri di suo nonno che non si convince a disperdere in mare. L’unica persona che conosce in città è uno stronzo omofobo con cui preferirebbe non avere nulla a che fare, ma non fa altro che imbattersi in lui.
Rory ed Eric, entrambi soli e in lutto, cercano la maniera di andare avanti.
Forse il modo migliore è farlo insieme.

About Anyta Sunday:

Sono una grande, GRANDISSIMA fan dei romance a “cottura lenta”. Amo leggere storie dove i personaggi si innamorano pian piano.
Alcune delle situazioni di cui preferisco leggere e scrivere sono: da nemici ad amanti, da amici ad amanti, ragazzi che proprio non vogliono saperne di cogliere i segnali, bisessuali, pansessuali, demisessuali, tutti (gli altri) se ne sono accorti, l’amore non ha confini.
Scrivo storie di vario genere: romance contemporanei con una buona cucchiaiata di angst, romance contemporanei spensierati e, a volte, persino storie con una spruzzata di fantasy.
Iscriviti alla newsletter per avere contenuti esclusivi come il primo capitolo del suo prossimo romanzo, Scorpio Hates Virgo in Italian: http://anytasunday.us11.list-manage1.com/subscribe?u=9493c349bc1384654ed4cc802&id=99ff913305

Contatti:
Excerpt #1 (from “Quello che non sai”):
Parcheggiai dall’altra parte della strada davanti a casa sua. Sapevo dove viveva perché ci avevo lasciato June un paio di volte. Mi sembrava strano essere lì senza mia sorella, però. Ma era stata lei a suggerirmi di andare lì e scoprire – e pregavo Dio che non fosse quello il caso – se lui avesse ricevuto una lettera con il mio nome.
Visto che non avevo l’aria condizionata, mi ero assicurato di tenere abbassati i finestrini. Faceva decisamente troppo caldo, e anche con la lieve brezza che entrava nell’abitacolo stavo sudando. Tenevo il volante con talmente tanta forza che i miei palmi erano caldi e scivolosi.
Assottigliai lo sguardo sulla sua casa così perfetta con le sue aiuole perfette, e poi su Trey, che stava falciando l’erba. Cazzo, mi sentivo uno stalker seduto nella mia auto a guardarlo. Ma non riuscivo a scendere. Cosa diavolo stavo pensando quando mi ero deciso ad andare lì? Lui mi aveva sentito fare coming out. E se avesse voluto picchiarmi? Davvero mi interessava scoprirlo? Diavolo, no. Ma del resto, se fosse stato il mio compagno di stanza – deglutii – avrei dovuto vivere spaventato a morte dai suoi pugni per tutto il semestre. Meglio farsi crescere subito un bel paio di palle. Questa poteva essere considerata una sorta di preparazione mentale. Avrei valutato la sua reazione e avrei capito come rapportarmi con lui al meglio prima di andare al college. Quindi avanti, cosa stai aspettando? Esci da questa cazzo di macchina.
Afferrai la maniglia e sganciai la cintura di sicurezza. Poi mi bloccai di nuovo quando Trey spense il tagliaerba. Si passò il dorso della mano sulla fronte madida di sudore e poi si passò le dita nei capelli scuri.
Si avviò verso il patio e mentre lo faceva il sole creò un piccolo miracolo giocando con la lucentezza del sudore, facendo sembrare che brillasse. Era così ingiusto. Era davvero meglio che non fosse il mio coinquilino. Insomma, sì, un figo come lui sarebbe stata un’ottima cosa, ma cacchio, datemi uno che soffre di flatulenza cronica piuttosto che un Trey così.
Lasciai andare la maniglia. Oh, merda. Ero un pappamolle. Non volevo parlargli. No. Non l’avrei fatto. June me l’avrebbe sempre potuto dire dopo. E così poi mi sarei iscritto in una palestra per arrivare al suo livello. Okay, forse solo a malapena. Ma sarebbe stato qualcosa.
Gemetti e battei la testa contro il volante. «Caaaaazzo.»
«Hai intenzione di uscire prima o poi?»
La mia testa scattò verso l’alto. Ora, in una maglietta attillata bianca, Trey stava arrivando nella mia direzione. Il suo sguardo mi penetrò e mi causò un brivido. «Mmmm.» Sì? No? Forse? Col cazzo?
Sollevò leggermente le sopracciglia, poi camminò attorno all’auto e si lasciò cadere sul sedile del passeggero.
Cercai di determinare cosa avrei fatto se avesse iniziato a prendermi a pugni. Sarei potuto scappare. Probabilmente avrei avuto forza sufficiente per spingerlo fuori dall’auto. E poi dare gas. Stavo pensando troppo? Sì, probabilmente. In fin dei conti questo tizio era il ragazzo di mia sorella. Se il suo amore per lei si avvicinava a quello che lei provava per lui, non mi avrebbe fatto poi tanto male.
«Non mi ero reso conto che mi avessi visto,» dissi infine.
«La tua auto è rossa, amico. L’ho notata.»
Che grande stalker sarei stato.
Trey prese un respiro e lo fece sibilare tra i denti. «Allora, come va?» Si appoggiò allo schienale e guardò fuori dal parabrezza. In qualche modo quel gesto calmò di parecchio i miei nervi.
Mi schiarii la gola. Dovevo partire con: Tutto okay, tu? Oppure arrivare al punto? Buffo come mia sorella fosse uscita con questo tipo per sei mesi e avessi avuto con lui solo una manciata di conversazioni. E non erano state propriamente rivelatrici. Tipo, sapevo che aveva un fratello, ed era stra-strabravo a giocare a basket, ma quelle erano parole di mia sorella.
«Mmm,» finii con uno schiocco. Con tutti i miei mmm e uhm nessuno avrebbe creduto che stavo per studiare logopedia. Lanciai un’occhiata a Trey, che mi sorprese con un sorriso. «Sai chi sarà il tuo compagno di stanza al college?» buttai fuori.
«Shane?» Il mio nome unito alla sua voce profonda… dannazione, era… sexy? Whoa! Distolsi lo sguardo, sentendo il calore salirmi alle guance. E quella da dove mi era venuta? «Saremo coinquilini,» disse lui.

Excerpt #2 (from “Quello che non dici”):
Mai più. Perché si dimenticava sempre come fossero pessimi i dopo sbornia? La stanza vorticava e il suo stomaco si contorceva mentre lui si trascinava in bagno. Si sedette sul water perché in effetti era troppo stordito per mirare la tazza. Ridacchiò e ripensò alla piccola ironia riguardo al fatto che Will non era mai riuscito a obbligarlo a farlo. Oh, ma lui ovviamente non aveva cercato di farlo ubriacare fino a ridurlo in quello stato.
Si lavò le mani e guardò il proprio riflesso nello specchio. Il bere aveva lasciato i segni. Pelle pallida con segni verdastri sotto gli occhi e rughe di preoccupazione che ora sembravano molto più profonde. Non aveva ancora ventotto anni ma il suo riflesso avrebbe potuto trarlo in inganno. Per fortuna si teneva in forma. Beh, attorno a Natale forse diventava un po’ più… morbido. Stupida torta di pecan. Mmm, torta di pecan. L’avrebbe fatta con la cannella e un pizzico di peperoncino.
Il suo stomaco si contorse di nuovo. Meglio non pensare al cibo. Appoggiò i palmi sul ripiano di marmo, in attesa che la nausea passasse. Al di là della porta proveniva il russare di Paul. Cavolo, era rumoroso. L’alcol non aveva fatto bene nemmeno a lui. Tranne che gli aveva fatto perdere le inibizioni. Quello era stato bello. Karl si toccò le labbra, dove si erano soffermate quelle di Paul. Proprio molto bello.
E poi c’era stato il sogno. Non si era sentito così eccitato da mesi. Karl lanciò un’occhiata alla sua scottatura. Quella cosa non era mai stata sexy prima di quel momento, ma ora, guardandola, beh, cavolo. I dettagli del sogno gli tornarono in mente, e il suo sangue scese in picchiata. Karl esitò solo un attimo, poi si tolse la maglietta e i boxer e saltò nella doccia.
Erano passati quasi sei mesi da Will. Un piccolo cenno di senso di perdita si agitò nel suo stomaco già in subbuglio. C’era ancora tanta rabbia in lui ogni volta che pensava a quel ragazzo, ma c’erano anche stati dei bei tempi. Tempi eccitanti. Anche teneri. Come quella zuppa tremendamente buona che gli aveva preparato quando Karl era rimasto a letto con l’influenza.
Karl si riempì le mani di shampoo. Le sue spalle si afflosciarono in avanti al primo tocco piacevole. I suoi pensieri schizzarono a Will sopra il tavolo della cucina, con indosso il cappello di Babbo Natale e i calzini (perché lui si lamentava sempre di avere i piedi freddi), e poi a quel momento in cui aveva incontrato lo sguardo di Paul al bar. Era stato solo uno sguardo, ma l’effetto era stato più erotico di qualsiasi altra cosa a cui potesse pensare. Ne scaturì un orgasmo potente e la sua testa e le sue spalle colpirono il muro dietro di lui mentre l’acqua gli spruzzava in faccia.
Quei pensieri erano totalmente inappropriati per la relazione impiegato/datore di lavoro che si presumeva dovesse esserci tra loro. Ma lui non era un santo e Paul era sexy. E curioso. Di quello ne era certo. E se Paul avesse voluto, ehm, sperimentare, a lui sarebbe andato più che bene.
Karl uscì dalla doccia e afferrò un asciugamano, percependo le proprie sopracciglia unirsi in un cipiglio. Non era da lui. Di solito non cercava niente di casuale, aveva sempre e solo frequentato le persone con cui andava a letto. In effetti non aveva mai fatto niente di casuale. Se non si considerava quella pomiciata con chissà chi quando aveva circa diciotto anni. A parte quello era sempre stato piuttosto pignolo riguardo ai ragazzi con cui usciva. Forse era perché era un maniaco della sicurezza e gli piaceva conoscere il passato di un ragazzo prima di infilarsi in un letto con lui. Chiunque gli si lanciasse addosso la prima volta che uscivano beh, lui lo rifiutava.
Quindi cosa c’era di diverso questa volta all’idea di toccare, baciare, (si sperava) scopare Paul senza impegno, che gli faceva battere il cuore più forte? Forse soffriva di una prematura crisi di mezza età. Stava diventando più vecchio, faceva il babysitter per vivere e non era nemmeno un po’ più vicino al suo sogno di diventare chef. La sua famiglia lo odiava e, a parte Paul, il ragazzo che lui aveva bullizzato, non aveva nemmeno una vita sociale.
Cristo. Era patetico.
Però certo, qualcosa di casuale con Paul non l’avrebbe turbato poi così tanto, perché in fondo un po’ lo conosceva.
Karl indossò rapidamente un paio di jeans scoloriti e una maglia marrone a maniche lunghe che si abbinava bene ai suoi occhi. Will gli aveva detto che stava bene con quel colore. Perché il suo ex continuava a tornargli in mente? E perché si sentiva un po’ in colpa quando succedeva?
Si passò furiosamente l’asciugamano sui capelli. La verità era che sapeva cos’era che lo infastidiva. Era Paul. Il suo modo di essere così retto e onesto. Era bastato un attimo e aveva perdonato Karl e gli aveva dato un’opportunità. Quando Will si era scusato, d’altro canto, Karl gli aveva rifilato un pugno e una sfilza di parole offensive.
Avrebbe forse dovuto prendere esempio da Paul? Karl assottigliò lo sguardo sul cellulare sul cassettone. Lo prese. L’orario segnava le 9:17. Sbloccò lo schermo. Si fermò. Lo ribloccò. Non oggi. Non si sentiva per niente generoso come Paul.
Però poteva fare un frullato per aiutare entrambi i loro dopo sbornia. Karl fece un giretto in cucina dove miscelò un po’ di frutta mista e del ghiaccio. Poi bussò alla porta di Paul.
Un mormorio arrivò dall’altro lato. Abbastanza accomodante. Entrò nella stanza con il bicchierone, che poi posò sul comodino. Paul, steso in modo da coprire la maggior parte del letto, sollevò il capo e poi lo lasciò subito ricadere sul cuscino.
«Bevi questo.» Karl indicò il bicchiere, e gli occhi di Paul seguirono malvolentieri l’indicazione. «Ti aiuterà.»
«Preferisco non vedere cose color rosa vomito, grazie.»
«Sei messo così male?»
I capelli scompigliati di Paul e la sua pelle umidiccia erano una risposta sufficiente. Karl aprì una finestra per lasciar entrare un po’ d’aria fresca. Paul si mosse lentamente per mettersi in posizione seduta. «Oh, potrebbe essere peggio. Forse berrò quella cosa.» Fece un gesto verso il bicchiere. Era chiaro che non si sarebbe mosso più di così per prenderlo.
Karl glielo passò con un sorriso. «Vuoi una cannuccia?»
Paul gli lanciò un’occhiataccia e bevve con lunghi sorsi.
«Bene.» Karl recuperò il bicchiere e il suo sorriso si fece ancora più ampio. «Pronto per andare a comprare il regalo di compleanno?»

Excerpt #3 (from “Quello che non vuoi”):
«Hai portato a casa una ragazza,» replicò Heath.
«Sì, esatto. È di sopra. Non posso portare persone a casa? C’è qualcos’altro che non posso fare? Ti prego, sono tutt’orecchi.»
«No…» Heath scosse il capo. «Intendevo dire: hai portato a casa una ragazza.» L’intonazione era piuttosto chiara. «Credevo che tu…» Heath, sempre più accigliato, si interruppe a metà e inclinò la testa di lato per studiarlo meglio. Scese l’ultimo gradino e si fermò in un quadrato di luce, che parve danzare sul biondo dei suoi capelli.
La voce di Will suonò più ansiosa di quanto avrebbe voluto. «Credevi cosa?» domandò, sforzandosi di sostenere lo sguardo di Heath. Aveva i pugni stretti lungo i fianchi, come a volersi preparare a qualsiasi stronzata Heath gli avesse vomitato addosso. Come l’avrebbe chiamato? Un finocchio o un frocio come aveva fatto il suo amico? O qualcosa di ugualmente patetico, tipo checca?
O sarebbe tornato a essere il Ragazzo in Attesa?
Quando Heath mancò di rispondere o di spostarsi per farlo passare, Will decise che era arrivato il momento di farla finita. «Credevi cosa?» ripeté. «Forza, sputa il rospo, tanto lo so benissimo quello che pensi, tiralo fuori così ti sfoghi e…»
Heath gli piantò le mani sul petto e l’impatto contro la parete lo zittì del tutto. Un istante dopo, Heath era lì, su di lui, a premergli addosso con tutto il peso e ad aggredirgli la bocca con la sua.
Will rimase appiccicato al muro per lo shock e, quando la lingua di Heath accarezzò il suo labbro inferiore, il suo corpo lo tradì facendogli sfuggire un gemito di sorpresa.
Avrebbe dovuto spingerlo via, chiedergli cosa diavolo significasse, ma settimane intere passate a immaginare come sarebbe stato baciarlo lo spinsero ad afferrargli le spalle e attirarlo di più a sé per rendere il bacio più profondo.
Che cavolo stava facendo? Avrebbe tanto voluto poter dare la colpa all’alcol.
In una manciata di secondi, fu tutto finito e Will rimase lì contro la parete, con il fiato corto e le ginocchia molli, mentre Heath si scostava da lui.
«Questo,» gli disse, passandosi un dito sulle labbra, «era questo che credevo.»
Poi se ne andò. Non aggiunse altro, neppure uno sguardo. Se ne andò e basta.
Quando Will si riprese abbastanza da essere pronto a sparare domande a raffica ed esigere spiegazioni, Heath era già in fondo al giardino con Murky alle calcagna.

Excerpt #4 (from “Quello che non ami”):
«Sei… interessato a lui?»
«Mi sa che non ti ho sentito bene.»
«Sei…»
«No!» Di sicuro non in quel senso.
«Oh, meno male, perché se posso permettermi di condividere un po’ di quello che ho imparato sulla mia stessa pelle: non uscire con uomini che fanno finta di essere etero. Finirai solo per farti del male.»
«Grazie, però non sono alla ricerca di un ragazzo. E, se mai lo sarò, farò in modo di seguire il tuo consiglio. Passiamo a un altro argomento. Abbiamo chiacchierato abbastanza, che succede tra te e Heath?»
Will strinse le labbra in una piega severa. «Non lo so. È… cambia atteggiamento da un momento all’altro. Non ne voglio parlare.»
Lui annuì. «D’accordo. Mi dispiace.»
Will fece spallucce e gli rivolse un sorriso tirato. «Ho del lavoro da fare, ma ti chiamerò il prossimo fine settimana. Passa un buon compleanno, okay?»
Si salutarono e chiusero la chiamata. Il silenzio pervase la stanza per qualche istante, finché la finestra del bagno non sbatté con un altro sbam!
Eric spense il computer con un gemito e si gettò a faccia in giù sul materasso. Il gattino si lamentò a sua volta, poi si avvicinò sempre di più e lui lasciò che si accoccolasse sulla sua nuca e che gli facesse le fusa in un orecchio.
Era caldo, morbido e rassicurante ed Eric non poté fare a meno di domandarsi come sarebbe stato ricevere lo stesso affetto da un uomo che significava qualcosa per lui… un naso che si strusciava contro il lobo… un respiro bollente che gli prometteva in un sussurro una splendida giornata…

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