giovedì 16 novembre 2017

Blogtour "Sotto lo stesso tetto" di Ann Brashares

Buon mercoledì a tutti!!!!
Oggi sono di corsa per delle faccende di lavoro, ma prima di scappar via voglio presentarvi la terza tappa del blogtour dedicata al nuovo romanzo di una scrittrice che sin da ragazzina mi ha toccato il cuore, ovvero Ann Brashares, ovvero “Sotto lo stesso tetto”, che uscirà in tutte le librerie e gli store online per Rizzoli domani! uiQuindi non lasciatevelo scappare.


TITOLO: Sotto lo stesso tetto
AUTORE: Ann Brashares
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 352
DATA DI PUBBLICAZIONE:  16 novembre  2017
Il matrimonio di Robert e Lila è stato breve e intenso. Hanno avuto tre figli: Emma, Quinn e Matthew, ora ventenni. Terreno di guerra tra i due è la casa delle vacanze a Long Island, dove si alternano con le famiglie ricomposte; hanno, infatti, nuovi compagni e nuovi figli, Sasha e Ray, entrambi diciassettenni, che non si sono mai conosciuti. Il fidanzamento di Emma con un brillante avvocato che lavora nello studio di Robert dà il via a incontri e scontri tra le due famiglie, con grandi sorprese e un tragico epilogo. Saranno Sasha e Ray che, d'intesa e attratti l'uno dall'altro, spingeranno i genitori a superare anni di rancori.

Ho la fortuna di averlo letto in anteprima (e infatti domani su tutti i blog che partecipano al blogtour troverete le recensioni) e la mia tappa è dedicata agli estratti del romanzo, perciò ne ho scelti tre, brevi perché non voglio rivelarvi troppo ma solo incuriosirvi, che mi hanno colpito in particolar modo.


Il primo estratto è di Ray, il “piccolo” della famiglia e  che condivide la camera di Winscott con Sasha, la figlia di Robert ed Evie, che non ha mai conosciuto, nonostante sappia di lei molto più di quel che crede ( e come non  potrebbe esserlo se si alternano la camera da 17 anni):
Per lui, l’odore di casa era più che altro l’odore di una ragazza che non conosceva. Casa non erano quei tre piani scricchiolanti di arenaria in Carroll Street a Brooklyn, dove viveva la gran parte del tempo, ma questa grande villa accanto a un piccolo lago che comunicava con l’oceano, nella South Fork di Long Island, in un paese chiamato Wainscott. Aveva trascorso lì la metà delle vacanze estive e la metà dei fine settimana, per la maggior parte dei suoi anni. Ray sedeva sul pavimento della sua camera tra pile di libri, vestiti, vecchi giocattoli, coperte, abiti da pioggia, attrezzature per la pesca e sport vari, e inspirava,
cercando di trovare lei in tutte queste cose. Era un vecchio odore, abituale e nostalgico, associato alla felicità e alla libertà dell’estate, all’aria aperta che entrava. Ma era anche un odore nuovo, alimentato ogni settimana, a cui si aggiungevano le particelle di un nuovo shampoo, di un nuovo vestito, della roba lucida che si metteva sulle labbra. Con quella sensazione piena e struggente si alzò e andò a sdraiarsi sul letto, dove il suo profumo era sempre più forte. Trasmetteva una sensazione di vecchio agio, d’intimità notturna. Faceva sempre sogni belli, lì, quasi mai incubi. Mentre nel letto di Brooklyn ne faceva eccome, di incubi. Rimase steso con indosso calzoncini e maglietta. Lasciò fuori i piedi sporchi e insabbiati, per rispetto. Di solito non aveva pensieri del genere. Benché in quel letto dormisse dolci sonni, nell’ultimo anno si erano fatti più agitati. Dolcemente agitati. Dolcemente frustranti. L’odore, con le sue nuove fragranze, era diventato tanto uno stimolo quanto un conforto. Non sapeva con esattezza cosa fossero quelle fragranze, ma rimescolavano i suoi pensieri notturni in modo nuovo.[…]

Il secondo estratto è di Sasha e mi ha subito colpito appena l’ho letto:
[…] Il fatto di trascorrere molto più tempo a pensare a ciò che non si ha, o si è perso, che a quello che si ha le sembrava un lato triste della natura umana. Era chiaro che Sasha non aveva ereditato il dono speciale di suo
padre. Attraverso le portefinestre scorrevoli del soggiorno guardò il sentiero che portava al lago, ombreggiato da enormi tigli secolari. Erano quelli i giorni che più avanti le sarebbe dispiaciuto di non aver apprezzato. Si sforzava di assaporarli, accendendo il piacere nella mente come un motore fuoribordo. Era una cosa difficile
da imporsi. Era mai possibile vedere la bellezza presente così come ti si mostrava? O ci voleva una certa dose di tempo, di mancanza e forse anche un po’ di sofferenza?[…]

L’ultimo è di Mattie, la terza figlia di Robert e Lila:
[…]Per poco Mattie non si voltò a vedere se qualcuno sbucava dalla rimessa con una videocamera, per farle uno scherzo. Era una situazione così insolita. Annuì, comprensiva. «Nemmeno io voglio essere una di quelli. E sono preoccupata di esserlo. Non che ci si aspetti qualcosa da me. Mio padre crede che Syracuse sia per cretini e per ragazze che pensano solo alle feste. So che mi vuole bene, ma non mi prende sul serio.»
Matthew strisciò uno scarpone da lavoro sul suolo polveroso. «È un peccato. Voglio dire, è un peccato se vuoi che ti prenda sul serio.» La guardò negli occhi. «Lo vuoi?»
Qualcuno aveva messo del siero della verità nel succo di mela quel giorno? Le girava un po’ la testa. Era capace di mentire come chiunque altro, ma non voleva farlo in questo caso. Rifletté alla domanda con sincerità.
«Voglio che mi prenda sul serio?» Scosse piano la testa. Sospirò. «Non lo so nemmeno.» Lui si strinse nelle spalle, un po’ imbarazzato. «Come dice sempre mio nonno, si comincia da se stessi.» «Cosa significa?» «È la massima preferita di Howard. Io lo prendo in giro, ma è vero. Se vuoi essere presa sul serio, sii seria. Prenditi sul serio.»
Mattie lo fissò sgranando gli occhi, un po’ spaventata. «Okay» disse.
Matthew si alzò. «A ogni modo, puoi lavorare qui fino alla fine di ottobre, se vuoi. Le mele, l’ultimo mais, le zucche, il sidro ci tengono occupati fino all’autunno,
ma chiudiamo per l’inverno. Poi non posso più offrirti niente.»
Pedalando verso casa, un’ora dopo, Mattie era ancora frastornata. Sentiva di aver ricevuto un dono, ma non sapeva bene di che genere. Il suo amato contadino Matthew Reese aveva pronunciato parole così sagge da far breccia nella scorza di trucchi e buone maniere che usava di solito. Sentiva l’aria entrare dove prima non ce n’era. Come se qualcuno avesse aperto le finestre in una casa trascurata, che odorava di chiuso.
Voglio essere presa sul serio?
Forse.
E a un tratto capì perfettamente la natura del dono di Matthew. L’aveva presa sul serio.[…]

Spero che la mia tappa con gli estratti vi sia piaciuta e ancor di più incuriosito nello scoprire questo nuovo romanzo targato Ann Bashares.
Di seguito tutte le tappe del blogtour :


4 commenti:

  1. Risposte
    1. Sono contenta che ti piacciano...non è stato semplice sceglierli senza rivelare troppo, come ben sai ;) <3

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  2. Hai scelto dei brani che hanno colpito tantissimo anche me, soprattutto l'ultimo! Bella tappa! ^^

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